Forums Parlano di noi Neuropatie da chemio

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  • #15834
    beba2010
    Moderatore

      Sul Corriere di oggi c’è un articolo (che al momento non riesco a girare) sulle neuropatie da chemio, con fastidì che nei casi peggiori possono protrarsi per anni dopo il termine delle terapie. Riassunto: parlarne sempre con i medici, consigliati agopuntura e yoga.

      #15837
      silviach
      Partecipante

        ecco l’articolo:

        Gestire la neurotossicità della chemio si può

        Essere consapevoli di questo possibile effetto delle cure, saperlo riconoscere e riferirlo ai medici, permette di trattarlo o mitigarlo

        di Vera Martinella

        Ne soffrono quasi tutti i malati oncologici, ma ancora pochi riescono a chiedere e ricevere aiuto per alleviare gli effetti collaterali dei trattamenti anticancro. Mentre durante le terapie spesso questi aspetti vengono monitorati e affrontati con i medici, le cose si complicano sul lungo periodo. Proprio quando le cure finiscono, le aspettative migliorano, i malati tornano alla loro quotidianità e si diradano i controlli.

        Uno dei problemi più sottostimati e diffusi è la neurotossicità collegata alla chemioterapia, alla quale è dedicato un intero capito dell’ultimo «Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici», presentato durante la Giornata nazionale dedicata ai malati di cancro promossa dalla Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo).

        «Parliamo di deterioramento cognitivo e neuropatia periferica che, in base alla nostra indagine, possono interessano fino al 70% delle persone che hanno concluso le cure da anni — spiega il presidente Favo, Francesco De Lo-renzo —. I sintomi più diffusi sono difficoltà nella manipolazione di oggetti di uso comune, disturbi dell’equilibrio, dolore, facile affaticabilità, difficoltà nella concentrazione e di memoria. Effetti che oggi finalmente conosciamo e che sappiamo possono persistere dopo la fine dei trattamenti con un impatto sulla salute di moltissimi lungoviventi, su attività personali, sociali e lavorative e sul benessere psicologico».

        L’esercizio fisico

        è un aiuto prezioso e tanti trovano giovamento con yoga o agopuntura

        Il capitolo nel Rapporto Favo 2023 nasce da un’indagine che l’Università di Milano-Bicocca e l’Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici (AIMaC) hanno condotto e pubblicato sulla rivista scientifica Toxics. Cosa sono, di preciso, deterioramento cognitivo e neuropatia periferica? «Molti pazienti si accorgono di un calo nelle proprie prestazioni cognitive, ad esempio con disturbi di concentrazione e memoria, che possono interferire con le comuni attività della vita quotidiana o con le richieste della propria attività lavorativa — chiarisce Guido Cavaletti, che dirige l’Unità di Neurologia sperimentale all’Università di Milano-Bicocca, dov’è anche pro-rettore alla Ricerca —. I danni a carico dei nervi periferici riguardano invece quella componente essenziale del sistema nervoso che mette in comunicazione l’encefalo con tutto ciò che rappresenta il mondo esterno a noi».

        In particolare, molti farmaci determinano un deterioramento della percezione sensitiva, che può condizionare funzioni importanti quali l’equilibrio o la manipolazione di oggetti. Adesso che il problema è emerso, si possono finalmente studiare nuove soluzioni mirate. «Ci sono molte ricerche attive su questo fronte e già oggi, a seconda del quadro clinico di ogni persona, si possono prescrivere antidolorifci o una specifica riabilitazione — sottolinea l’esperto —. L’esercizio fisico è un aiuto prezioso, tanti trovano giovamento con agopuntura o yoga». Un’altra possibilità è ridurre la chemioterapia che provoca i disturbi, bilanciando però il fatto che possa poi essere meno efficace contro il tumore.

        Che cosa si può dire a chi ne soffre? «Parlarne con lo specialista (oncologo o ematologo) è il primo, fondamentale, passaggio — conclude Alessia D’Acunti, psicoterapeuta AIMaC —: i pazienti devono ricevere informazioni chiare e precise riguardo ai possibili effetti neurotossici delle loro cure, anche al fine di poter cogliere i segni più precoci della loro comparsa e di conseguenza gestire al meglio il trattamento (ad esempio, e se possibile, modificando il piano di terapia). Il ruolo del neurologo è importante specie nei casi più complessi, per dare suggerimenti utili».

         

        #15841
        Love 13
        Partecipante

          Grazie Beba e Silviach…..

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