Quante volte ho ripensato a me che mi specchio in una vetrina la mattina prima di sapere che tutto stava per andare a gambe all’aria…
Prima della visita, della diagnosi, prima che la mano di quel medico antipatico si posasse sulla mia spalla, per dire che era un cancro…
Tabula rasa, tutto a zero, ricordo che non riuscivo nemmeno a trovare la strada di casa e quella sera sono stata sul balcone a fumare e a tremare.
Poi si raccolgono i cocci e si prova ad andare avanti.
Non c’è un piano B, non c’è una alternativa.
Tutto quello che è venuto dopo è stata una extralife, come dici tu! Molte cose le ho lasciate indietro e altre – quelle vere – stanno sempre davanti ora.